MANGIARE E’ UN PIACERE, MANGIARE BENE (healthy) E’ UN DOPPIO PIACERE

Ci sono tante cose che possono stimolare il nostro sistema di ricompensa e darci piacere nella vita. Mangiare è una di quelle, ed è forse il piacere più frequente che possiamo provare nel corso della vita poichè assumiamo cibo ogni giorno. L’intenso piacere dato da una pietanza ben preparata con semplici ingredienti (pensate ad uno dei vostri piatti preferiti, ad es. per me: spaghetti con aglio olio e peperoncino) si ripete sempre allo stesso modo nel tempo e non dà assuefazione. Lo sapevate che esiste un modello alimentare in cui le persone possono mangiare ad libitum (a piacimento) e perdono peso spontaneamente e involontariamete?

E’ la qualità degli alimenti che crea sazietà e soddisfazione. La qualità è ancora più importante della quantità, poichè il nostro stomaco tende a saziarsi con lo stesso volume di cibo. Introducendo alimenti semplici e naturali ricchi di fibra, acqua come ad esempio verdure, frutta, riso, cereali o pseudocereali cotti, patate lesse ecc … riusciamo a saziarci introducendo poche calorie.

Le cause dell’obesità

Lo stomaco dell’uomo si è evoluto per milioni di anni assumendo alimenti semplici e tende ad introdurre ad ogni pasto la stessa quantità di cibo, circa un litro (1 g di cibo corrisponde a circa 1 ml) (2-3). Immaginiamo il nostro stomaco come un cubo con un lato di 10 cm, da riempire con cibi semplici come riso cotto, patate, fagioli, arance, insalata (densità calorica inferiore a 1 kcal/g) e acqua.

volume cibo semplice elaborato
A parità di volume occupato nello stomaco, il cibo elaborato apporta molte più calorie di quello semplice

L’altra possibilità è di riempirlo con prodotti elaborati come: biscotti, cioccolato, hamburger, lasagne, patatine, ketchup (densità calorica media superiore a 3 kcal/g) e aranciata al posto dell’acqua (40 kcal/100 ml). A parità di volume introdotto avremo molte più calorie quando mangiamo alimenti elaborati (4). Ipotizzando tra i  modelli alimentari (cibo semplice/cibo industriale) una differenza di 200 kcal, considerando due pasti al giorno in un anno si arriva a 146 mila kcal in più. Ed è una stima riduttiva. È sufficiente tutto ciò per spiegare l’obesità o dobbiamo scomodare la genetica, i mitocondri, gli ormoni e la sedentarietà?

Gli alimenti ultra-trasformati

A livello mondiale il fatturato degli alimenti trasformati dall’industria è di 2,2 miliardi di miliardi di dollari (5). Si tratta di tanti soldi e non bisogna meravigliarsi se in Europa l’industria alimentare ha speso 1,2 miliardi di euro per bloccare con successo l’etichetta a semaforo. Si tratta di un sistema di etichettatura in grado di informare a colpo d’occhio il cittadino sulle qualità nutrizionali di un alimento (6). È stato dimostrato che un consumatore informato grazie all’etichetta a semaforo sulla qualità nutrizionale del prodotto riduce drasticamente certe categorie di alimenti (7).

Per contro viviamo in un contesto dove la pubblicità e un marketing sofisticato sono in grado di indirizzare il nostro modo di mangiare, le nostre abitudini e spinge verso l’assunzione di maggiori quantità di cibo (8). Per fare ciò l’industria spende decine di miliardi in pubblicità e marketing (9): ad esempio McDonald’s, che vende cibo, è il più grande distributore di giocattoli al mondo!

L’esplosione dell’obesità negli ultimi 40 anni non trova spiegazione nella riduzione dell’attività fisica che anzi è lievemente aumentata in Europa e USA (10).Il fenomeno iniziato negli  anni ‘70 coincide con l’espansione dell’industria alimentare che ha inondato la società di migliaia di prodotti altamente processati (trasformati) ad alta palatabilità e densità calorica (1-11). Solo le bevande zuccherate negli USA giustificano un introito calorico pro capite che va dalle 150 alle 235 calorie al giorno (12-13). Gli scienziati in centri di ricerca, hanno creato migliaia di nuovi alimenti irresistibili che hanno un mix ideale  di grassi, zuccheri semplici e sale (per raggiungere il bliss point o punto di massima beatitudine gustativa). L’obiettivo è vendere sempre più cibo per incrementare il business.

Obesità: il ruolo dell’industria

L’industria alimentare investe una parte delle risorse finanziarie per controllare le politiche dei governi, bloccare regolamenti che favoriscono la salute della popolazione (ad esempio la sugar tax), cooptare professionisti della salute (professori, divulgatori), manipolare e distorcere la scienza (14)… ma questa è un’altra storia.

Post tratto dal Fatto Alimentare

Bibliografia:

1) Cutler David et al. Why have Americans become more obese. Journal of Economic Perspectives 17, no. 3: 93-118; 2003.

2) A Geliebter et.al. Reduced Stomach Capacity in Obese Subjects After Dieting Am J Clin Nutr, 63 (2), 170-3; Feb 1996.

3) Cara B. Ebbeling et al. Altering Portion Sizes and Eating Rate to Attenuate Gorging During a Fast Food Meal: Effects on Energy Intake. Pediatrics, 119 (5) 869-875; May 2007.

4) Rafael Pérez-Escamilla  et al. Dietary Energy Density and Body Weight in Adults and Children: A Systematic Review. Review J Acad Nutr Diet, 112 (5), 671-84; May 2012.

5) Gyorgy Scrinis Big Food corporations and the nutritional marketing and regulation of processed foods CFS/RCÉA – Special Issue Scrinis Vol. 2, No. 2, pp. 136 –145; Sep 2015.

6) J S Mindell et al. All in this together: the corporate capture of public health. BMJ 345:e8082; 2012.

7) Watson E. Front-of-pack nutrition labels prompt surprise swing in sales. Food Manufacture. Published May 1, 2006. Available at: https://www.foodmanufacture.co.uk/Article/2006/05/02/Front-of-pack-nutrition-labels-prompt-surprise-swing-in-sales.

8) Frederick J. Zimmerman Using Marketing Muscle to Sell Fat: The Rise of Obesity in the Modern Economy. Annual Review of Public Health Volume 32, pp 285-306; 2011.

9) M Nestle et al.Halting the obesity epidemic: a public health policy approach. Public Health Rep. 115(1): 12–24. Jan-Feb 2000.

10) Westerterp KR, et al. Physical activity energy expenditure has not declined since the 1980s and matches energy expenditures of wild mammals. Int J Obes (Lond). 32(8):1256–63; 2008.

11) Moodie R, et al. Profits and pandemics: prevention of harmful effects of tobacco, alcohol, and ultra-processed food and drink industries. Lancet. 381(9867):670–9; 2013.

12) Ronette R. Briefel et al. Secular Trends in Dietary Intake in the United States. Annual Review of Nutrition Volume 24, pp 401-431; 2004.

13) Y. Claire Wang et al. Impact of Change in Sweetened Caloric Beverage Consumption on Energy Intake Among Children and Adolescents Arch Pediatr Adolesc Med. 163(4):336-343; 2009.

14) Gary Sacks et al. How food companies influence evidence and opinion – straight from the horse’s mouth. Critical Public Health Volume 28, – Issue 2; pp 253-256 2018